Rospo comune

Rospo comune
Bufo bufo

Il rospo comune è il più grande anfibio che vive ancora nei boschi umidi dei Colli Euganei, un tempo era diffuso anche in pianura, ma la trasformazione del territorio ad opera dell’uomo l’ha relegato in zone collinari e montane, dove è presente ancora una buona copertura di vegetazione. Questa specie infatti, pur essendo terricolo e non legato all’acqua, necessita di un sottobosco umido e fresco, per proteggersi dalla disidratazione.

Si nutre di invertebrati, come insetti, lumache e lombrichi. Presenta delle ghiandole parotoidi dietro al capo, che gli permettono di secernere sostanze irritanti per difendersi dai predatori, infatti solo pochi animali riescono a predarlo, viene comunque predato da alcuni animali, come alcuni mammiferi, ma soprattutto la biscia d’acqua, Natrice dal collare, che riesce a tollerare le sue tossine. E’ assolutamente innocuo per l’uomo, ma se serve maneggiarlo vanno usati dei guanti per la sua e nostra sicurezza.

Ancora presente con alcune popolazioni nei boschi più freschi e integri dei Colli Euganei, principalmente nei versanti più umidi.

E’ fortemente minacciato dagli investimenti stradali, in quanto effettua delle lunghe migrazioni per raggiungere i siti acquatici riproduttivi, infatti spesso deve attraversare strade per raggiungerle con conseguente alta mortalità stradale.

Specie protetta della Convenzione di Berna e della Direttiva Habitat (92/43/CEE)

Come riconoscerlo

Animale di grandi dimensioni, di circa 10-15 cm di lunghezza. Pelle verrucosa, piuttosto asciutta e ruvida. Capo grosso e zampe corte e tozze. Colorazione molto variabile, normalmente marrone, bruna, grigia, beige, piuttosto variegata. Non presenta macchie ben definite. Dietro gli occhi sono ben visibili le ghiandole parotoidi, da cui può produrre una sostanza irritante se infastidito. Pupilla orizzontale e iride da arancio a  marrone.

Bufo, bufo, maschio – Ph. Matteo Di Nicola

Come vive

Animale terricolo, passa la sua vita nei boschi freschi e umidi, principalmente notturno e crepuscolare, è attivo tutto l’anno, tranne nei mesi più freddi, che passa interrato in cavità e sotto la vegetazione. A fine inverno, in febbraio-marzo effettua delle imponenti migrazioni verso i siti acquatici, come laghi, corsi d’acqua, pozze e stagni. Queste migrazioni vengono effettuate in massa e possono essere percorsi anche diversi chilometri. Tendono infatti a recarsi nei posti dove sono nati per riprodursi.
In questa fase purtroppo attraversano zone antropizzate e strade, dove molti trovano la morte in assenza di interventi per mitigare gli investimenti stradali. Le femmine, più grandi e robuste, spesso trasportano un maschio sulla schiena, che si aggrappa nella speranza di accoppiarsi.

Una volta raggiunta l’acqua le femmine rilasciano centinaia o migliaia di uova in forma di cordoni gelatinosi. Da queste uova nasceranno i girini che, nel giro di qualche mese, effettueranno la metamorfosi, diventando dei piccoli rospi in miniatura, grandi circa un centimetro, che da quel momento condurranno vita terrestre e si recheranno nei boschi da dove erano partiti i genitori per accrescersi e raggiungere la maturità.

Accoppiamento – Ph. Matteo Di Nicola