In Italia, la protezione degli anfibi è regolata da normative nazionali ed europee, che riconoscono il loro ruolo fondamentale negli ecosistemi e la necessità di tutelarli a causa della loro vulnerabilità ai cambiamenti ambientali, alla perdita di habitat e all’inquinamento.

Normative principali:



Convenzione di Berna (1979)
Ratificata dall’Italia con la Legge 503/1981, tutela la fauna selvatica europea, compresi molti anfibi, inseriti negli allegati come specie rigorosamente protette (Allegato II) o specie da preservare (Allegato III).

Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE)
Una delle norme più rilevanti per la protezione degli anfibi, recepita in Italia con il D.P.R. 357/1997. La direttiva classifica gli anfibi come specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa (Allegato IV) o la conservazione dei loro habitat (Allegato II).
Specie come la Rana di Lataste (Rana latastei) e l’Ululone appenninico (Bombina pachypus) sono incluse in questa normativa.

Legge 394/1991
Riguarda le aree protette (parchi nazionali, riserve naturali), che spesso includono habitat vitali per gli anfibi. Questa legge sostiene la tutela degli habitat naturali dove vivono gli anfibi.

CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione)
Regola il commercio e la detenzione di alcune specie di anfibi per evitare il rischio di sovrasfruttamento.

Norme regionali
Ogni regione italiana può avere leggi aggiuntive per la protezione degli anfibi e dei loro habitat, spesso legate alla gestione delle aree naturali protette o all’intervento contro le specie invasive.

Legge 157/1992
Riguarda la protezione della fauna selvatica omeoterma (mammiferi e uccelli), ma menziona indirettamente gli anfibi quando si parla della tutela degli ecosistemi naturali. Gli anfibi sono spesso inclusi negli interventi di tutela degli habitat.

Norme regionali
L.R. 53/1974: uova e girini di tutte le specie sono protetti.


(Sezione in aggiornamento continuo)

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