Rana di lataste

Ph. Matteo Di Nicola

Rana di lataste
Rana latastei

Questa rana è una delle tante specie che rendono l’Italia un hotspot di biodiversità.
Si tratta infatti di una rana endemica della pianura padana, ovvero presente solo in questa zona. Si tratta di una rana del cosiddetto gruppo delle rane rosse, che in Italia conta 4 specie, e che si distinguono dalle rane verdi per essere meno legate all’acqua. Le possiamo infatti trovare soprattutto in freschi e umidi boschi collinari e di montagna, e nei pochi boschi di pianura superstiti.

Rischi maggiori per questa specie sono la distruzione e alterazione dell’habitat, in quanto per vivere necessita di zone piuttosto integre dal punto di vista naturalistico, non compromesse da agricoltura intensiva e espansione di attività umane.
Sensibile anche alla scomparsa e alterazione degli ambienti acquatici dove si riproduce. L’endemismo e il suo areale ridotto rende questa specie particolarmente minacciata di estinzione e di conseguenza ha un grado di protezione maggiore rispetto ad altri anfibi.

Ph. Matteo Di Nicola

Come riconoscerla

Rana di piccole-medie dimensioni. Pelle liscia, colorazione bruno-rossiccia, ma anche giallastra o grigia; presenta delle macchie o strisce scure sulle zampe e sul dorso, ventre chiaro macchiettato di nero. Tipica della specie è una macchia nera temporale in corrispondenza dell’occhio e una striscia sopralabiale bianca. Caratteristiche utili per distinguerla da specie simili: gola bianca macchiettata di nero e stria sopralabiale che si ferma sotto l’occhio.

Ph. Matteo Di Nicola

Come vive

Questo anfibio vive principalmente in boschi umidi di pianura o di bassa collina, con fitto sottobosco dove potersi riparare e cercare cibo: insetti e piccoli invertebrati. Normalmente passa a terra la maggior parte della sua vita, recandosi in acqua solo per la riproduzione, che di solito avviene a fine inverno, in febbraio e marzo. Le femmine si recano quindi in acqua: principalmente stagni, paludi, fossati, con buona copertura vegetale, dove depongono delle masse gelatinose di diverse centinaia di uova. I girini che si sviluppano sono erbivori e detritivori, nel giro di qualche mese compiranno la metamorfosi e usciranno dall’acqua per tornare nei boschi dove cresceranno.

Ph. Matteo Di Nicola